Sciamani elettrici alla festa del sole - Mònica Ojeda, Alessandro Polidoro Editore

Questa autrice ha già un posto di riguardo sul mio altare letterario personale - sia Mandibula, sia Voladoras sono tra i pochi libri ad avere stabile residenza nella mia libreria.

Pensavo di essere pronta per potermi divorare in qualche giorno “Sciamani elettrici alla festa del sole”. Ambientato nel cuore delle Ande, questo romanzo parla di estasi, di festa, di musica, di perdita e di maledizioni.

Non è una storia individuale ma collettiva, tessuta intrecciando i diversi punti di vista dei partecipanti al festival musicale “Ruido Solar” ai piedi della tayta del Chimborazo, dove ondate di persone possono dimenticare per sette notti e otto giorni la violenza che colora ogni loro giornata. Ogni pubblicazione di Mónica Ojeda è un tuono e un ruggito, un luogo di collasso dove tutto è possibile: da l'umanizzazione di un vulcano alla possessione rituale; dalla foresta trasmutata in un enorme bulbo oculare alla cavalla più selvaggia.

Non c’è compassione per il lettore, questo libro è un viaggio da otto giorni e sette notti da compiere nelle viscere delle montagne e nel proprio cranio, che in alcuni casi sono la stessa cosa.

In sostanza: FOMO + hybris = una nottata a fissare il soffitto, sentire tremare la terra - forse era il tram - udire suoni non di questo emisfero. Come sempre, non lascia scampo.

Benedetta