Un’autrice di culto in patria e poco conosciuta qui in Italia, per fortuna riproposta da Add editore. Suzuki Izumi incarna le contraddizioni degli anni Ottanta in Giappone e nel mondo Occidentale: la dissoluzione della storia,la new wave, il punk e il decennio perduto giapponese, con tutte le loro contraddizioni.
Uno stile caustico, asciutto e uno sguardo lucido attraversano questa raccolta di racconti sci-fi che assumono i contorni della nostra attuale realtà, come in una puntata di Black Mirror (per chi ha amato San Junipero, questo è il libro che fa per voi).
Cartoline da un futuro anteriore per chi lo rilegge oggi, a quasi quarant’anni di distanza dalla sua prima pubblicazione.
I racconti di Noia Terminale sono intensi e sardonici al tempo stesso, fiction speculative grottesche ma mai del tutto estranee. Storie sorrette da dialoghi ficcanti, talvolta paradossali e feroci.
Una fantascienza delicata, mai invasiva o aliena. Atmosfere e temi che si possono ritrovare nelle opere degli ultimi anni - i problemi di genere, l’alienazione, il controllo della popolazione e l’inquinamento - emergono da questi racconti come fatti naturali, come se l’autrice riuscisse a vedere oltre lo schermo scintillante e patinato del miracolo economico in fumo, quella dell’ascesa dei salary man e dell’edonismo occidentale di stampo americano.
Perché i mostri, quelli veri, non sono fuori nell’universo profondo.
Benedetta