Avete presente le storie di formazione stile "L’attimo fuggente"? Bene, scordatevele. O meglio, fate spazio a qualcosa di radicalmente diverso. Perché questo romanzo prende il genere "college novel" e lo teletrasporta nel nostro presente caotico, con tastiera meccanica e cuffie da gamer incluse. Il protagonista, Till, è un ragazzino silenzioso che entra nel collegio più esclusivo e reazionario di Vienna. Là dove un professore tirannico decide cosa leggere - niente Novecento, niente traduzioni, solo superclassici - e tutto sembra congelato in un tempo che non esiste più, Till si rifugia nell’unico spazio che gli consente libertà e creatività: il gaming. Qui i videogiochi non sono una fuga dalla realtà, sono una nuova forma d’arte. E Age of Empires II diventa lo specchio in cui Till costruisce, esplora e sfida il mondo. Non pensate che sia solo una storia per nerd: racconta anche la rabbia e il dolore, il lutto, le prime grandi amicizie, gli amori che spiazzano e salvano, il desiderio di essere visti per quello che si è davvero. E poi c’è Vienna: una città borghese e folle, conservatrice e satirica, piena di fantasmi e cicatrici che tornano nei modi più imprevedibili. Schachinger scrive in modo semplice ma denso di significato, ironico ma toccante, e se ogni tanto ci si perde nei riferimenti letterari e politici austriaci fa tutto parte del gioco. Il bello è lasciarsi trasportare, come in un buon RTS (Real-Time Strategy, per quelli vecchi come me): tra strategie, alleanze e qualche colpo basso, si cresce. E si cambia. In tempo reale è un respawn da cui vale la pena partire – perché non esiste il game over, ma solo una nuova sfida. Paola