Ti ho dato gli occhi e hai guardato le tenebre - Irese Solà, Mondadori
Aspettavo questo romanzo da anni, finalmente è arrivato tradotto in italiano.
“Ti ho dato gli occhi e hai guardato le tenebre” è un romanzo polifonico su una stirpe
condannata a non trovare pace, a essere dimenticata ma a ricordare sé stessa.
Ambientata nella catena montuosa delle Guilleries, un paesaggio che dialoga con il
precedente romanzo di Solà,il romanzo racconta una giornata di vita di un gruppo di donne
in una fattoria del massiccio di Las Guilleries (Catalogna), una zona che l'autrice conosce
molto bene.
È un mondo passato e suggestivo, magico e affiatato. Joana, la padrona di
casa, ha fatto un patto con il diavolo per ottenere un marito e da allora tutti i suoi figli sono
nati con un difetto o con una mancanza: Bernadeta, a cui mancano le ciglia e che, a
causa dell’acqua di timo che le hanno versato negli occhi da bambina, ha finito per
vedere le cose sbagliate; Margarida, che invece di avere un cuore intero ne ha uno a tre
quarti, senza un pezzo; e Blanca, che è nata senza lingua, con una bocca vuota come
un nido, e non parla, ascolta soltanto.
Mi ha incantato lo scenario allestito dall'autrice, questa foresta animata attraverso la
quale si aggirano banditi, streghe, venditori ambulanti, mercanti, procacciatori, mulattieri...
Attingendo alla migliore tradizione folcloristica - sia spagnola, sia internazionale - dimostra davvero il suo amore per un paesaggio, per la terminologia che gli è
propria e per le leggende che sono state tramandate.
Questo è un racconto di streghe: le cose sono esagerate e i tratti sono animalizzati, la casa è una tana o potrebbe essere la cavità di un albero.
Il romanzo odora di rape, di cavoli, di capretto, di vita vera.
Benedetta
“Ti ho dato gli occhi e hai guardato le tenebre” è un romanzo polifonico su una stirpe
condannata a non trovare pace, a essere dimenticata ma a ricordare sé stessa.
Ambientata nella catena montuosa delle Guilleries, un paesaggio che dialoga con il
precedente romanzo di Solà,il romanzo racconta una giornata di vita di un gruppo di donne
in una fattoria del massiccio di Las Guilleries (Catalogna), una zona che l'autrice conosce
molto bene.
È un mondo passato e suggestivo, magico e affiatato. Joana, la padrona di
casa, ha fatto un patto con il diavolo per ottenere un marito e da allora tutti i suoi figli sono
nati con un difetto o con una mancanza: Bernadeta, a cui mancano le ciglia e che, a
causa dell’acqua di timo che le hanno versato negli occhi da bambina, ha finito per
vedere le cose sbagliate; Margarida, che invece di avere un cuore intero ne ha uno a tre
quarti, senza un pezzo; e Blanca, che è nata senza lingua, con una bocca vuota come
un nido, e non parla, ascolta soltanto.
Mi ha incantato lo scenario allestito dall'autrice, questa foresta animata attraverso la
quale si aggirano banditi, streghe, venditori ambulanti, mercanti, procacciatori, mulattieri...
Attingendo alla migliore tradizione folcloristica - sia spagnola, sia internazionale - dimostra davvero il suo amore per un paesaggio, per la terminologia che gli è
propria e per le leggende che sono state tramandate.
Questo è un racconto di streghe: le cose sono esagerate e i tratti sono animalizzati, la casa è una tana o potrebbe essere la cavità di un albero.
Il romanzo odora di rape, di cavoli, di capretto, di vita vera.
Benedetta