Quella notte sotto la neve - Ralph Rothmann

Quando finisce la guerra davvero per i soldati sui campi di battaglia, per i prigionieri nei campi, per le famiglie affamate nelle case distrutte? Elisabeth, alla fine della guerra nel 1945 ha sedici anni, i russi da cui sta fuggendo sono più forti e sicuri, si infila nel bosco buio. L’ oscurità sarà la compagna di Elisabeth, l’unico sollievo, il rifugio muto dalle violenze, dalle umiliazioni, dalla paura, dal silenzio. Ma nella solitudine di prigioni improvvisate, Elisabeth scopre di voler sopravvivere – a ogni costo, inghiottendo bocconi amari (solo raramente di pane o patate), camminando giorno e notte sopra i cadaveri.
Elisabeth si attacca alla vita con tutte le sue forze e ricomincia, pretendendo persino un risarcimento. Non è molto fortunata, come ci si può aspettare da chi è divorato dalla smania di vivere e dimenticare. Alla fine, rimane incinta e sposa Walter, un minatore (quello di Morire in primavera, anche Elisabeth è sempre lei), hanno due figli, lui lavora e lei va a ballare.
Chi è stato in guerra, è in guerra per tutta la sua vita: Walter, che pure tace sui tempi da soldato, sceglie una vita da sconfitto, mentre Elisabeth reagisce in modo diametralmente opposto, scambiando questo comune silenzio con l'amore. Sarà Wolf, il figlio scrittore, a inventare le loro voci.
Rothmann non esprime giudizi, usa una lingua essenziale, spesso sorprendente, mai iperbolica: anzi nella misura dell’esposizione quieta e precisa sta la sua forza. Dolorosamente bello, farà ripensare a quanto siamo stati frettolosi nel giudicare Elisabeth in Morire in primavera, il cui finale avrebbe dovuto metterci in guardia a non dare risposte ai silenzi di chi vuole tacere.


P.