Prima della festa - Saša Stanišić, Keller
È la notte prima della festa a Fürstenfelde, nella Uckermark.
Il villaggio dorme. Tutti tranne il traghettatore, ormai morto. Anche la signora Kranz, l’anziana pittrice, che vuole immortalare il villaggio di notte. Un campanaro e il suo apprendista vogliono suonare le campane, ma le campane sono sparite. Una volpe è alla ricerca di uova per i suoi cuccioli e l’ex colonnello della NVA non riesce a decidersi tra le sigarette e un colpo in testa.
Ognuno ha una missione da compiere prima che la notte finisca. Stanišić riesce a creare
frasi così luminose per questa vita oscura, essere tremendamente divertente e
immediatamente dopo inaspettatamente serio, toccante, affettuoso e brutale.
Restituisce integrità a storie immagini frammentate, in un linguaggio che copre tutto: il
parlato di oggi e la letteratura di secoli fa, cronache e aneddoti, i proletari e la loro poesia.
Usa la prospettiva narrativa del “noi” collettivo, difficilissima da gestire, che si muove con
disinvoltura tra le vie del villaggio.
Ci sono i boschi, l'acqua, la chiesa, la “patria” (ex DDR), insieme alle leggende, ai miti, alle
vecchie storie, ai ricordi che, liberati, si intrufolano nelle case; le epoche sono accatastate
come strati di terra, e sotto, nascosti, tesori e tombe.
Stanišić riesce a scrivere un libro così profondamente tedesco e allo stesso tempo privo di
sensibilità nazionali: Fürstenfelde ricorda tanto Winesburg di Sherwood Anderson e allo
stesso tempo i luoghi di Cormac McCarthy e la Città in fiamme di Garth Risk Hallberg.
La letteratura, quella vera.
Paola
Il villaggio dorme. Tutti tranne il traghettatore, ormai morto. Anche la signora Kranz, l’anziana pittrice, che vuole immortalare il villaggio di notte. Un campanaro e il suo apprendista vogliono suonare le campane, ma le campane sono sparite. Una volpe è alla ricerca di uova per i suoi cuccioli e l’ex colonnello della NVA non riesce a decidersi tra le sigarette e un colpo in testa.
Ognuno ha una missione da compiere prima che la notte finisca. Stanišić riesce a creare
frasi così luminose per questa vita oscura, essere tremendamente divertente e
immediatamente dopo inaspettatamente serio, toccante, affettuoso e brutale.
Restituisce integrità a storie immagini frammentate, in un linguaggio che copre tutto: il
parlato di oggi e la letteratura di secoli fa, cronache e aneddoti, i proletari e la loro poesia.
Usa la prospettiva narrativa del “noi” collettivo, difficilissima da gestire, che si muove con
disinvoltura tra le vie del villaggio.
Ci sono i boschi, l'acqua, la chiesa, la “patria” (ex DDR), insieme alle leggende, ai miti, alle
vecchie storie, ai ricordi che, liberati, si intrufolano nelle case; le epoche sono accatastate
come strati di terra, e sotto, nascosti, tesori e tombe.
Stanišić riesce a scrivere un libro così profondamente tedesco e allo stesso tempo privo di
sensibilità nazionali: Fürstenfelde ricorda tanto Winesburg di Sherwood Anderson e allo
stesso tempo i luoghi di Cormac McCarthy e la Città in fiamme di Garth Risk Hallberg.
La letteratura, quella vera.
Paola